Livorno - Domenica, 8 giugno ore 16, sul neutro dello stadio Gaetano Bonolis di Teramo si svolgerà una sfida che evoca sapori antichi, contro un avversario stimolante. Alla fine si trovano in finale Livorno e Siracusa, come da pronostico. I leoni azzurri sono arrivati a questa finale dopo avere superato, nel proprio girone eliminatorio della poule scudetto il Casarano ed il Guidonia Montecelio. In semifinale, contro i bresciani dell’Ospitaletto, dopo aver visto la partita casalinga di andata per 3 a 2, soffrendo molto, ma liquidando i bresciani, nella partita di ritorno, con il classico punteggio di 2 a 0, dominando l’incontro in scioltezza. Il Siracusa è tornato alla ribalta del calcio professionistico dopo un appassionante duello fino all’ultima giornata contro la Reggina, tagliando il filo della promozione matematica all’ultima giornata incamerando 78 punti contro i 77 degli amaranto dello stretto, riuscendo a salire di categoria migliorando il secondo posto del campionato precedente, terminato alle spalle del Trapani, che fece corsa solitaria. Pur essendo distanti geograficamente, le due società sono più vicine di quanto pensiamo. Infatti, il presidente, è il giovane Alessandro Ricci, di Carrara, imprenditore nel settore dell’energia. Il Ricci è arrivato nella città Di Archimede Pitagorico nel 2022 affiancando l’allora presidente Montagno, con la squadra nel campionato di Eccellenza, conquistando la promozione battendo il battendo l’Enna nella finale play off. Abbiamo già parlato del secondo posto nella stagione 2023/24, annata nella quale è Ricci diventato presidente effettivo. La società appare solida, gli obbiettivi sono ambiziosi. Per prima cosa si punta alla ristrutturazione ed all’ampliamento del Nicola De Simone, stadio intitolato al calciatore del Siracusa deceduto nel 1979, dopo uno scontro di gioco, al quale intitolato l’impianto nello stesso anno. In origine si chiamava Stadio del Littorio, inaugurato in epoca fascista nel 1932 e, alla caduta del regime, fu intitolato a Vittorio Emanuele III. Catino caldo, ma vecchio come il nostro Armando Picchi. Il progetto è portare lo stadio dalla capienza limitata di 4800 posti ai 6500 per la serie C.
Diamo ora uno sguardo alla squadra il cui costruttore è il direttore sportivo Davide Mignani, l’allenatore Marco Turati, classe 1982 all’esordio come primo, delfino di Italiano a La Spezia e a Firenze; il suo vice è Fernando Spinelli. La squadra non è tecnica come il Livorno, ma è molto solida, direi fisica. Tra i pali gioca il giovane Fedele Iovino, giovane ma di forte personalità. Punti fermi della difesa sono i due veterani Baldan e Sush due elementi rocciosi, che non scherzano:
Sugli esterni Pistolesi e l’eclettico Puzone, atleta che andrà tenuto particolarmente d’occhio, molto pericoloso e quasi inarrestabile nelle sue discese sulla fascia di sua pertinenza. A centrocampo il metronomo Acquadro, al secondo campionato vinto in 2 anni, dopo Trapani, una vita in Serie C; Candiano, dai piedi buoni e Palermo, il Gunga Din degli azzurri a correre e rincorrere tutti e per tutti con Limonelli. In Attacco l’ariete Maggio, ottimo stacco di testa, idolo di casa, autore di 14 goal in campionato, una vita sui campi della serie D; Russotto, trequartista, gran tecnica, giocatore pericolosissimo e geniale; Di Grazia, un peperino con l’argento vivo addosso; Alma, tormentato da una stagione ricca di infortuni, Alma, Di Paolo, Longo, Sarao e Convitto, che Mr. Indiani conosce molto bene, per averlo avuto all’Arezzo, sempre pronti a subentrare, con profitto, dalla panchina. Ultima curiosità dell’organigramma è il Team manager e consulente di mercato del presidente Walter Zenga, portierone dell’Inter e della nazionale degli anni 90. L’ultimo precedente tra le due squadre nel campionato di C1, stagione 1980 – 1981 con vittoria degli amaranto per 2 a 1 all’andata e pareggio a reti bianche nella partita di ritorno giocata al De Simone.
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